Nei boschi di Campeda

Un esercito di alberi si muove minaccioso. Non siamo nel Macbeth bensì nei boschi di Campeda.

Non ho mai visto una montagna così friabile e degli alberi così “inclini” a cercare l’abbraccio del suolo. Questo è l’appennino di Campeda, piccola frazione del comune di Sambuca Pistoiese.

Sempre guidati dal mitico Sante Ballerini abbiamo scoperto questo piccolo agglomerato di case dalla storia pluri-secolare.

Campeda, ultimo baluardo del Granducato di Toscana, si affaccia sulla valle del Reno. E di fronte a noi, sul versante opposto della vallata, possiamo ammirare Granaglione e Lustrola (in provincia di Bologna).

Io ero già stato qui nel 2014 ma ogni volta è una scoperta. Questo minuscolo agglomerato di case, con la chiesetta del ‘600, è tenuto vivo da un manipolo di volontari costituito dai proprietari delle case del borgo.

La montagna, abbandonata alla sua sorte, piano piano si sta riprendendo la terra occupata, per molti secoli, dagli umani. Ed è un peccato perché l’erosione della montagna cancella un territorio ricco di Storia e, in questo modo, consegna all’oblio la sua Memoria.

Questa è da sempre terra di confine e, come tale, ricca di storie.

È stata il teatro di una guerra che, per un anno durissimo (1944-45), ha diviso l’Italia sulla Linea Gotica. Una terra che ha pagato col sangue la sua resistenza antifascista.

Domani la mia #vacanzaunaetrina prosegue nei boschi in direzione Pavana.

Eccoci qui, nella valle del Reno

In questa prima giornata sull’appennino pistoiese ci siamo regalati, grazie alla guida appassionata e coinvolgente di Sante Ballerini , una visita all’antico borgo di Sambuca. Un luogo da favola.

Eccoci qui, nella valle del Reno: con un piede a Bologna e l’altro a Pistoia.

Ci siamo “arrampicati” alla scoperta della rocca medioevale ove visse, per alcuni anni, Selvaggia dei Vergiolesi: la donna che ispirò il poeta stilnovista Cino da Pistoia.

Abbiamo visitato la pieve dei Ss. Jacopo e Cristoforo restaurata, grazie all’impegno pluridecennale di alcuni volontari che, a questa chiesa di origine romanica, hanno dedicato tutta una vita.

Il piccolissimo borgo, disabitato per buona parte dell’anno, sorge su un diverticolo della via Francigena (che qui prende il nome di via Francesca). All’imbocco del percorso c’è pure un locale attrezzato a bivacco per i viandanti.

Ho firmato molte volte per la campagna “I luoghi del cuore” promossa dal FAI e, ovviamente, non ho mancato di farlo anche qui per il Castello di Sambuca. Ma è solo in un posto così, come questo borgo sperduto sull’appennino, che puoi capire fino in fondo il concetto di “luogo del cuore”.

Domani, meteo permettendo, la #vacanzaunaetrina prosegue nei boschi tra Campeda e Posola.