“Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato se non, di fatto, per uscire dall’inferno.” (Antonin Artaud)
Conosco questa bellissima frase di Artaud da parecchi anni. Ma ho scoperto, solo recentemente, che è tratta da un libro dedicato a Van Gogh. Mai parole furono più azzeccate.
Io però non sono serio come il drammaturgo francesce. Allora voglio spiegarlo a modo mio.
Breve introduzione biografica. Ti chiami Van Gogh: Vincent Van Gogh. Tuo padre è un pastore calvinista nell’Olanda dell‘800. E già qui ti verrebbe da toccarti i coglioni: lo capisci subito che avrai un’infanzia difficile (anche peggio di Søren Kierkegaard).
Tuo fratello Vincent Willem è nato, ed è morto, il 30 marzo 1852.
Tu vieni al mondo il 30 marzo 1853: esattamente un anno dopo. Sei nato nel giorno in cui tuo fratello avrebbe compiuto un anno. Lui non ce l’ha fatta, tu sei il rimpiazzo.
Che nome scelgono per te? Ma ovviamente Vincent Willem, lo stesso nome del tuo fratello nato morto.
Hai per caso qualche problema di autostima? Suvvia! con due genitori così sensibili, possibile che tu non ti senta desiderato?
Nel 1890, ovvero 37 anni dopo la tua nascita, soffrirai di crisi epilettiche, alcolismo e attacchi di follia autolesionista che, in breve tempo, ti porteranno al più strano suicidio della Storia.
E che cazzo! Vorrei ben vedere! Con un’entrata in scena come la tua è già tanto se non ti facevi di eroina a 7 anni.
Questo brano è tratto da una biografia che sto scrivendo. Il titolo sarà “Vincent for Dummies”.