“Io fu’ ‘n su l’alto e ‘n sul beato monte,
ch’i’ adorai baciando ‘l santo sasso…”
Oggi, per usare le parole di Cino da Pistoia, ero ancora sul “beato monte” dove visse e morì colei che, sempre nelle parole del poeta stilnovista, aveva i “più begli occhi che lucesser mai”, ovvero Selvaggia dei Vergiolesi.
E qui finalmente ho capito chi è Andrea Piazza: è la reincarnazione di un poeta dello Stil Novo che è costretto a vivere in questa epoca scevra di sentimenti e di passioni… e niente, mi sa che ho sbagliato millennio 🙂
La V ed. di “Genti e Borghi della Sambuca” è stata ampiamente penalizzata dal meteo ma un manipolo di coraggiosi, tra i quali il sottoscritto, ha sfidato le “avverse nubi” per attraversare la via Francesca da Pavana fino al Castello di Sambuca. E’ veramente emozionante camminare su quelle strade, ancora ampiamente lastricate come in origine, sulle quali posarono camminarono i pellegrini di mille anni fa.
Chiariamo subito una cosa: non ho incontrato, come era invece capitato sabato scorso, Francesco Guccini. Però nei boschi di Pavana abbiamo incrociato un branco di cinghiali. Probabilmente, a giudicare dalla dimensione, una nidiata al seguito della mamma. Si fanno sempre incontri “eccitanti” nei boschi della Sambuca.
Chi mi conosce sa quanto sia forte la mia passione per questi monti. Però ieri è stato diverso, imprevedibile. E’ come se queste montagne avessero sempre qualche sorpresa in serbo. Il timore per il maltempo e la paura per i temporali si sono trasformati, molto presto, in sorpresa e stupore.
Sono sempre gli stessi boschi, già attraversati diverse volte, ma oggi, nella leggera foschia di un temporale accennato, quei boschi hanno assunto l’aura incantata di un ambiente fiabesco. I boschi della Sambuca riescono ogni volta a rinnovare la loro magia.
E per finire mi sono lasciato sedurre anche a tavola provando, per la prima volta, i Necci alla ricotta… un Amore al primo assaggio. E riprodurli qui in pianura sarà la prossima sfida per il qui presente #PasticciereTrotzkista